Plastic Land conclude il ciclo Plastic Planet iniziato dal Nuuco con il progetto Plastic Sea. In queste installazioni realizzate in serra all’interno dell’Open Lab di Madrid, l’artista esplora il rapporto tra l’inquinamento provocato dai rifiuti plastici e gli ambienti terrestri.
In Plastic sea, Nuuco pone l’accento sulla fragilità degli ecosistemi e delle creature terrestri denunciando l’implicita responsabilità della nostra specie e dell’organizzazione della nostra società.
L’albero è il simbolo stesso della natura. Ne rappresenta la forza e la bellezza. L’albero non si muove, non corre, resiste anche al fulmine, può vivere migliaia di anni. Nonostante tutto questo, l’albero è sensibilissimo, un organismo impressionabile come una pellicola fotografica. Ogni albero registra sul suo corpo, nella sua corteccia e dentro il suo fusto, lo stato di salute dell’ambiente che lo circonda.
Questo testimone e ambasciatore della natura affascina la nostra specie da sempre. Tanto che gli uomini hanno deciso di giocare con gli alberi e provare a farli diventare delle vere e proprie opere d’arte.
I bonsai sono questo, delicati esperimenti tra botanica e poesia, belli come fiori, difficili da curare e coltivare. Ma cosa accade a questi gioielli della natura quando entrano in contatto con gli scarti della nostra società? In Plastic Land, Nuuco ha voluto ricreare questo paradosso.
I bonsai sono questo, delicati esperimenti tra botanica e poesia, belli come fiori, difficili da curare e coltivare. Ma cosa accade a questi gioielli della natura quando entrano in contatto con gli scarti della nostra società? In Plastic Land, Nuuco ha voluto ricreare questo paradosso.
Se, fino alla rivoluzione industriale, gli scarti dell’attività umana erano sufficientemente integrati con gli ecosistemi, con la nascita della produzione e del consumo di massa, la polluzione di scarti ha assunto dimensioni sempre più preoccupanti. La plastica è il materiale che, più di ogni altro, riesce a rappresentare la stupida forza devastante dell’homo sapiens sull’ambiente circostante.
La plastica in sé è un materiale pratico ed economico che può essere riciclato con relativa facilità. Ma le installazioni di Plastic Land rappresentano con potenza gli effetti dirompenti della plastica a contatto con la terra. La scala ridotta e il contrasto tra i bonsai aumenta l’effetto di straniamento.
Il disagio che si prova guardando queste opere sta nel fatto che quello che vediamo è assolutamente assurdo. Un bonsai merita cura e attenzione ma vederlo ricoperto di spazzatura nera sembra l’opera di un pazzo, di un maniaco. Gli scenari di Plastic Land urlano, sembrano il teatro di un massacro.
La finzione è evidente ma al contempo plausibile. L’oltraggio al bonsai suona come un oltraggio alla bellezza, alla natura, tuttavia l’artista ci indica proprio questo, mostra ciò che veramente accade ogni giorno. In questo spazio che sembra lo scenario di war game distopici, ci sono chiari e ironici i riferimenti a chi, più di altri, è responsabile di questo sfacelo: la beffa suggerisce che è tempo di riciclare un certo sguardo sul mondo.
Plastic Land conclude il ciclo di opere di Nuuco sul tema dell’inquinamento da rifiuti plastici, con un’ulteriore dichiarazione estetica e politica.
L’artista usa tutti i mezzi per rappresentare la sua missione: interrogare l’umanità sul suo futuro, stimolare un dialogo sul ruolo dell’arte. Credo che queste opere riescano perfettamente in entrambi gli intenti.
Mose Previti