Plastic sea

  • Topic
    Utopic environment
  • Year
    2018
  • Praxis
  • Place
    Capo Peloro Festival Torre Faro, Messina (IT)

Capo Peloro, punta settentrionale della Sicilia, Stretto di Messina. Dopo aver raccolto rifiuti di plastica dall’arenile, Nuuco li ha riassemblati in una scultura di nave/pesce al rimorchio di una bagnarola di plastica. L’installazione è una metafora dello stato di salute del mare. L’opera, realizzata nel periodo di maggior affollamento della spiaggia, ha suscitato un vivace dibattito con i bagnanti e gli abitanti del luogo. 

Ma Plastic sea assume rilevanza ancora maggiore se posta in relazione con lo Stretto di Messina, uno degli ecosistemi marini più complessi e ricchi del Mediterraneo, oggi in pericolo. Uno studio dell’Università di Barcellona ha dimostrato come le acque profonde di questo mare possano vantare il più alto tasso di densità di rifiuti al mondo, con oltre un milione di pezzi di pattume per chilometro quadrato. 

Per avvicinarci a Plastic Sea, dobbiamo ricordare che nel mare i pesci sono uguali dalla notte dei tempi, diversamente dagli uomini. La pesca del XXI secolo è scientifica: il pescatore non è più un personaggio romantico, non è Hemingway. Il pescatore sorveglia e cattura i pesci come in un videogame, grazie a reti grandi come interi quartieri. 

I pesci stanno sempre lì, uguali a se stessi, ma preda di pescatori nuovi, in un mare nuovo. Perché anche il mare cambia con il tempo. Il mare di oggi ha una composizione chimico fisica diversa.

Non è il mare di Ulisse, un mare dio che ci volevano 20 anni per tornare a casa. Non è il mare di Colombo, degli esploratori. Non è il mare dei pirati e dei loro sogni di dobloni. 

Il mare oggi è diverso ma i sogni ci sono sempre, perché il mare è anche l’archetipo dell’inconscio umano.

Tutto ciò che buttiamo, ciò che dimentichiamo, rimane nell’inconscio, allo stesso modo gli uomini gettono in mare tutto ciò che usano, che hanno dimenticato. Nuuco, come un artista - pescatore, l’ha riportato in spiaggia per mostrarlo: il mare oggi è di plastica. 

Ma la plastica in sé, è solo un materiale. Un materiale che però ha un enorme difetto: costa poco. La plastica è lo scarto della nostra esistenza di consumatori assoluti. Ogni giorno ha la sua plastica, come ogni giorno hai i sui pensieri. Però mentre le cose che viviamo finiscono nella nostra psiche, la plastica finisce a mare. C’è così tanta plastica che esiste un arcipelago di spazzatura da qualche parte nel Pacifico. Per capire quanto plastica c’è a mare, bisogna fare quello che ha fatto Nuuco: raccoglierla.  Ma la raccolta in sé non sarebbe stata che un gesto di civiltà. Invece, Nuuco facendo del rifiuto nuova bellezza ha educato, ha creato una seconda possibilità per la plastica e per l’arte. 

In fondo, tutta la sua arte è proprio un recupero del senso sociale e politico della pratica artistica. Un senso che coinvolge, sciocca e racconta, un senso che ci serve e di cui abbiamo bisogno per capire, per comprendere che anche Il mare oggi ha cambiato carattere, oggi forse il mare è di plastica. 

Mose Previti

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